La mia sensazione, che scrivo qui di getto dopo aver letto gli altri post (e mi sembra che quello di apertura sia abbastanza centrato e altrettanto pertinenti i successivi) è che la Tv dei Ragazzi del periodo considerato, incrementando con toni leggeri contenuti di attualità e cultura di vario tipo (anche storia della musica pop, ad esempio, con un conduttore come Emilio Levi che aveva un lungo e ancora fresco passato da dj), non avesse fatto altro che riprendere una tendenza della vecchia Tv dei Ragazzi che a ben vedere non era mai del tutto scomparsa ed era anzi ancora forte in molti programmi della prima metà degli anni '80, da "3, 2, 1... Contatto" a "Pista!", non facendo altro che adattarla ai tempi. La "paleotelevisione" (ammesso sia possibile definirla tale ancora fino alla metà degli anni '70 e che non sia più opportuno considerare e definire un periodo di transizione, come senz'altro avranno fatto gli studiosi) aveva notoriamente, tra i suoi obiettivi, intenti pedagogici che però non vennero meno con la "nuova" RAI introdotta dalla riforma del '75, e questo valse infatti anche per la Tv dei Ragazzi, nonostante la sua semi-graduale sparizione come contenitore così rigidamente individuato (ma mantenuto nei fatti, con sdoppiamento sulle due reti, e parzialmente nel nome per qualche anno con lo spostamento della vecchia e rinominata "testata" - "TV2 Ragazzi" - sulla Rete Due) e un certo svecchiamento delle formule.
Prima della riforma, il vecchio contenitore aveva subito pochissimi cambiamenti, appunto, rispetto alla formula consolidata, e solo il tipo di serie che venivano proposte e i programmi di varia attualità basati su reportage o comunque servizi filmati e/o momenti in studio suggerivano la giusta collocazione temporale (cambio di sigla nel corso degli anni a parte). Ad esempio, alcuni programmi della prima metà anni '70 precursori di "Art Attack", che in effetti si inserisce nel solco di una lunga tradizione, avrebbero benissimo potuto essere scambiati per un programma di dieci anni prima proprio perché mancanti, in linea di massima, di un elemento di attualità e, per certi versi, di una modalità di comunicazione (abbigliamento e acconciature a parte) che non permettesse equivoci.
Si è accennato alla forte importazione da parte della RAI di cartoni nipponici, e non a caso questo elemento di novità si affacciò subito dopo la riforma e perdurò, all'ingrosso, per un decennio.
Credo quindi che la sottolineatura fatta da Siglo sugli elementi di cultura e attualità della fascia RAI ragazzi del periodo 1988-2000 e il forte ridimensionamento delle importazioni dal Giappone siano esattamente gli elementi più visibili di quella stagione in cui la TV pubblica cercava di distinguersi dalla concorrenza e ristabilire un primato.
Come sappiamo, il bersaglio fu centrato con successo di pubblico e di critica, e il post di Milko dice molto:
Milko Canale 5 ha scritto:
Anche se io ero più pro-Fininvest (poi diventata Mediaset) perchè mi piaceva tantissimo "Bim Bum Bam"
[... quest'ultimo] stava iniziando ad essere ripetitivo, [...] era diventato un magazzino di repliche di serie animate, a parte qualche novità, sempre in fatto di serie animate, logicamente.
Un'altra distinzione rispetto alla Tv dei Ragazzi "classica", che almeno in parte credo sia dovuta a cambiamenti geopolitici, fu la sparizione delle serie dall'Est Europa che però data già almeno alla prima metà degli '80, ma anche tedesche e scandinave o più in generale europee, credo con l'eccezione dell'Inghilterra, ma potrei ricordare male. Comunque, il ritorno alla prevalenza della serialità almeno anglosassone fu un altro parziale recupero delle radici mai comunque del tutto perse, e aggiungerei in questo senso che un elemento di rivisitazione del passato fu quello delle nuove narrazioni favolistiche anche con uso di pupazzi, se non ricordo male.