Shuki Levy

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Re: Shuki Levy

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Come avevo anticipato nel mio precedente messaggio, lo scorso 15 Maggio si è tenuto a Toronto l'Einstein Gala, nel corso del quale Shuki Levy è stato premiato nella categoria "Innovazione" con La Chaive Della Conoscenza. Il gala si è aperto con un video di presentazione dei premiati, successivamente è iniziato un dibattito tra di loro e in conclusione è avvenuta la consegna dei premi. L'obiettivo della serata è stato quello di raccogliere i fondi necessari alla costruzione di un nuovo museo dedicato ad Albert Einstein in cui poter esporre tutti gli effetti personali che lo scienziato lasciò in eredità all'Università Ebraica di Gerusalemme.

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Shuki Levy (Einstein Gala, Toronto 2016)

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Shuki Levy durante il dibattito (Einstein Gala, Toronto 2016)

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Shuki Levy riceve la "Chiave Della Conoscenza" da Rami Kleinmann, Presidente degli Amici Canadesi Dell'Università Ebraica di Gerusalemme (Einstein Gala, Toronto 2016)

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Shuki Levy con sua moglie Tori Avey (Einstein Gala, Toronto 2016)

Nel video di presentazione, discorsi filosofici a parte, Shuki Levy ha parlato anche di un altro museo, quello di Masada, inaugurato il 6 Maggio 2007 presso il Parco Nazionale di Masada e costruito grazie ad una raccolta fondi organizzata dalla sua fondazione.
Il Museo Masada venne costruito in seguito al suo desiderio di riportare a Masada i reperti archeologici che erano stati rinvenuti dal professor Yigael Yadin (alla cui memoria il museo è stato dedicato) nel corso di alcuni scavi tra il 1963 ed il 1965 e successivamente depositati presso l'Università Ebraica di Gerusalemme.
Come già fatto in altre interviste, Levy ha inoltre ricordato il forte legame emotivo che lo lega a Masada sin da quando visitò la fortezza per la prima volta durante una gita scolastica.

Inaugurazione del Museo Masada (2007)
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Ecco il filmato di presentazione con le dichiarazioni di Shuki Levy
(dal minuto 4:54, tradotte in italiano in basso):
Shuki Levy
Da bambino, quando le persone erano solite dirmi tu puoi fare qualunque cosa, il cielo è l'unico limite, non capivo quello che volessero dire perchè potevo guardare in alto verso il cielo e vederlo ma sentivo che oltre c'era molto di più. Così, leggendo e documentandomi su Albert Einstein, trovai qualcosa con cui potevo invece identificarmi. Sentirgli dire cose tipo l'immaginazione è molto più importante della conoscenza, mi trova molto d'accordo perchè ogni cosa che ho fatto nella mia vita, e che faccio oggi, è ciò che avevo immaginato.

Albert Einstein era un innovatore. Quando mi guardo allo specchio, non ho mai pensato di me stesso: "Oh, tu sei un grande innovatore!".
Per portare innovazione, devi guardare davvero al seme del progetto ed assicurarti che nel suo DNA ci siano intenti benefici nell'insegnare ed educare i giovani in modo positivo.

Il progetto "Masada" in Israele, una montagna e una storia che mi ha colpito molto profondamente dal punto di vista emotivo da bambino (avevo undici o dodici anni), aveva un incredibile messaggio per il mondo. Non lasciare che nessun uomo sia schiavo di un altro uomo, questo era il messaggio che per me veniva fuori da Masada. Curiosamente scoprii che ogni cosa che era stata ritrovata lì dagli archeologi era stata accatastata nell'Università Ebraica di Gerusalemme e sentii che era giunto il momento per tutte queste cose di ritornare a casa, e mi sono occupato di costruire un museo laggiù.

Viviamo e piantiamo dei semi nel corso della vita. Se ci fermiamo accanto ai semi che abbiamo piantato ed aspettiamo che germinino e che ci diano dei frutti in modo che noi possiamo trarne beneficio, stiamo sprecando la nostra vita. Dobbiamo andare avanti e continuare a piantare semi che contengano un buon DNA al loro interno. Poi un giorno, quando ci si guarderà indietro, si vedrà questa foresta gigante, tutta molto positiva e bella e può portare così tante opportunità.
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Re: Shuki Levy

Messaggio da BubbleGum TV »

Si può ascoltare qui la recente intervista rilasciata da Shuki Levy ad una emittente radiofonica canedese, in cui, strafalcioni temporali a parte, ha parlato della produzione di due sigle TV trasmesse anche in Italia, "Ispettore Gadget" e "He-Man e i Dominatori dell'Universo".
Il passaggio più interessante dell'intervista è quello in cui Levy nega di essersi ispirato al brano "Nell'Antro del Re della Montagna" di Edvard Grieg per la composizione della sigla dell'Ispettore Gadget, asserendo di aver piuttosto basato il suo lavoro sul tema della Pantera Rosa di Henry Mancini.
Peccato che a questo punto l'intervistatore non abbia colto l'occasione per chiedere lumi circa l'impressionante somiglianza della sigla di He-Man, di cui inizia a parlare subito dopo, con il tema del telefilm "Mai Dire Sì" composto sempre da Henry Mancini.
Nel dettaglio questa sigla venne utilizzata dal 1983 con il debutto della seconda stagione di "Mai Dire Sì" negli Stati Uniti, avvenuto nello stesso anno di quello di He-Man, per cui ad oggi è impossibile stabilire quale delle due sigle sia venuta prima e quindi, eventualmente, capire chi avrebbe "copiato" chi. La risposta più plausibile è che in quest'ultimo caso entrambi, sia Henry Mancini che Shuki Levy, si siano ispirati ad un'unica medesima fonte comune. Ma quale?

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Henry Mancini, autore del tema della Pantera Rosa.

Interessante notare infine come anche Memo Aguirre abbia dichiarato di aver composto alcune delle sue sigle Saban Records (tra cui Piccola Lulu) mentre si stava recando in macchina allo studio di registrazione Sound Connection Studio. Ecco la traduzione in italiano dell'intervista:
Intervista di Tom Power a Shuki Levy del 29 Marzo 2017, trasmessa dall'emittente radiofonica canadese CBC Radio One.

- Sei nato e cresciuto in Israele. Che ruolo ha avuto la musica durante la tua giovinezza?
- Un ruolo davvero importante. La famiglia di mio padre, emigrata dalla Russia, era molto attiva nel settore musicale. Lui aveva due o tre cugini che erano musicisti dell'Orchestra Filarmonica di Mosca. Io avevo un fratello e una sorella, molto più grandi di me, che erano musicisti da quando erano molto giovani. Quindi c'era sempre musica in casa.

- Quando hai capito che questo era qualcosa che non avresti voluto fare come hobby, ma come professione?
- Probabilmente all'età di 10-11 anni.

- Davvero?
- Si. Ero molto preso dalla musica e volevo imparare a suonare la chitarra. Mio padre non aveva i soldi per comprarmene una, ma un giorno portò a casa una piccola armonica e mi disse che se avessi imparato da solo a suonare l'armonica, e quindi fossi stato seriamente intenzionato a fare musica, lui avrebbe preso in considerazione la richiesta di comprarmi una chitarra. Così ho imparato da solo a suonare l'armonica e poi ho ricevuto la chitarra e ho imparato da solo a suonarla.

- Voglio parlare un po' delle tue sigle televisive, ma voglio andare anche un po' più indietro, perchè prima di fare le sigle tu hai fatto questo (fa ascoltare un pezzo di "Signorina Concertina" di Shuki&Aviva). Cosa ti torna in mente?
- Perbacco, è stato una vita fa! Ho fatto molte altre cose da allora.

- Come si passa dallo scrivere canzoni come questa, cantare canzoni come questa, avere un successo da classifica, a comporre sigle televisive?
- E' stato un lungo viaggio. Ci sono stati altri successi in classifica di Shuki&Aviva dopo questa. Abbiamo avuto successo in molti paesi e dopo qualche anno ho sentito che avevo bisogno di andare oltre. Mi trasferii a Los Angeles dove incontrai un produttore francese di nome Jean Chalopin che era da quelle parti per produrre un nuovo cartone animato intitolato "Ispettore Gadget". Mi conobbe in Francia, e quando ci vedemmo mi chiese se potevo comporre la sigla e pensai che poteva essere divertente. Quindi quello fu il mio primo passo nelle sigle dei cartoni animati, la sigla di "Ispettore Gadget".

- Quella di "Ispettore Gadget" è una delle sigle più riconoscibili. Come sei arrivato a comporla?
- Presi l'impegno di realizzare la sigla quando ero occupato in altri lavori, ma prenotai lo stesso una sessione di registrazione con un paio di musicisti amici miei. La mattina della registrazione non avevo ancora la sigla e mi stavo recando allo studio di registrazione. Mi arrivò, inziai a sentirla mentre stavo guidando in direzione di Studio City per registrarla (ride). E' una di quelle cose che mi arrivarono senza l'ausilio di alcuno strumento, di solito suono il pianoforte o la chitarra per provare a comporre qualcosa. Questa sigla invece iniziò a suonarmi in testa...

- Ho letto che era ispirata al brano "Nell'Antro del Re della Montagna" di Edvard Grieg.
- In parte, cioè non intenzionalmente. Sono sempre stato influenzato da tutti i tipi di musica classica, quindi non è stato voluto. Credo di essere stato più influenzato dal tema della Pantera Rosa, in quanto l'intero progetto dell'Ispettore Gadget era basato sulla Pantera Rosa.

- Avevi già capito mentre ti stavi recando allo studio che questa sigla era senza dubbio quella giusta?
- Si, assolutamente. Non potevo togliermela dalla testa, era una di quelle cose che per giorni a seguire me ne andavo in giro a canticchiare, mi faceva impazzire!

- Cosa ricordi di quando hai realizzato la sigla di "He-Man e i Dominatori dell'Universo"?
- Quando la sigla dell'Ispettore Gadget uscì, fu quasi subito un successo. Ebbe un enorme successo in tutta l'Europa e in altri paesi. Quindi venimmo contattati dalla Filmation che stava producendo He-Man. Ci incontrammo con loro e ci mostrarono alcuni bozzetti, questo è tutto quello che avevano del cartone animato all'epoca, e mi chiesero se potevo comporre una sigla. Questo diede il calcio d'inizio a molte altre sigle, in quanto in quel periodo non c'era nulla come una sigla di un cartone animato che avesse successo in termini di vendite discografiche, passaggi radiofonici, e simili. Era qualcosa di nuovo nel suo genere. Credo che He-Man sia stata la mia seconda sigla dopo Ispettore Gadget.

- Qual era la tua idea alla base della sigla "Go Go Power Rangers"?
- Eravamo molto occupati all'epoca, il mio collega Haim Saban e io, e dovevamo registrare questa sigla. Eravamo seduti nello studio di registrazione, e in realtà fu Haim Saban a dirmi che avevamo bisogno di tirare fuori qualcosa di simile alla sigla dell'Ispettore Gadget. Qualcosa che suonasse come "Go Gadget Go!", ed io iniziai a canticchiare "Go Go Power Rangers!". Ed è così che è nata, proprio lì nello studio.

- Cosa c'è nella sigla dei Power Rangers che l'ha resa così iconica, così amata dai fans?
- Credo sia il ritmo, è una sorta di rock veloce, molto eccitante, che calza molto bene con le immagini veloci delle riprese dal vivo, specialmente con i filmati giapponesi che usavamo all'epoca. Credo fosse una fantastica combinazione!

- Sei stato il regista dell'episodio pilota dei Power Rangers, non è vero?
- Si, c'è un episodio pilota che ho scritto e diretto e che non è mai stato trasmesso. Era la prima volta che dirigevo qualcosa. Questo accadeva circa sei anni prima che (il telefilm) venisse trasmesso in TV. Per sei anni il mio collega Haim Saban è andato in giro con quell'episodio pilota ma nessuno voleva metterlo in onda. Dicevano che era totalmente ridicolo.

- Come avete avuto l'idea di inserire degli spezzoni in questo telefilm d'azione giapponese? Come accadde tutto questo?
- Noi eravamo già molto attivi nel settore della musica per cartoni animati. Haim Saban tornò da una sorta di convetion, credo fosse MIPTV, e portò con se i giocattoli giapponesi dei Power Rangers e una videocassetta. Mi disse dai un'occhiata a questo telefilm, è un grande successo in Giappone dove è in onda da 10 o 15 anni, forse possiamo farci qualcosa. Io lo guardai e lo trovai davvero strano, folle, ma mi piacque. L'idea iniziale era solo quella di doppiarlo in inglese e distribuirlo, il che non mi convinceva molto. Così successivamente prendemmo in considerazione altre opzioni, e l'idea fu quella di mantere i filmati giapponesi, in quanto una volta che gli attori erano in costume non li si poteva riconoscere, e filmare daccapo tutto il resto, scrivere le nostre proprie sceneggiature che non avevano nulla a che fare con quelle originali giapponesi. E' stato il mio primo tentativo di scrivere una sceneggiattura e di fare da regista. Avevamo pochi soldi, e lo facemmo con un badget molto scarso. Filmammo un episodio pilota di mezz'ora. Curiosamente, il Ranger rosso in quell'episodio pilota era un ragazzo di nome Mark Dacascos, che poi è diventato il presentatore di Iron Chef America. Mark e il resto del gruppo degli attori non andarono in onda in quanto ci vollero sei anni prima che il telefim fosse venduto e quindi diventarono troppo grandi per interpretare il ruolo di adolescenti.

- Cosa avevi pensato allora quando Power Rangers ebbe successo?
- Divenne un successo maggiore di quello che si potesse pensare. Noi ci credevamo davvero, sapevamo che sarebbe stato un successo, ma non ci aspettavamo che sarebbe stato così grande! Ci lasciò un po' sorpresi. Dovemmo portarci al passo producendo molti altri episodi uno dopo l'altro. Lavorammo sodo nei primi due anni cercando di produrre nuovi episodi, e dipendevamo sempre da una parte delle puntate del telefilm giapponese. Quindi era nocessario coordinarsi, cercando di creare storie che ruotassero intorno a materiale che era già stato prodotto. E' stata una sfida, ma è stato divertente. Ci è piaciuto.

- So che componi ancora attivamente musica, lavori ancora, anche se potresti startene sdraiato in spiaggia da qualche parte con un margarita in mano. Chi te lo fa fare?
- Sarebbe così noiso! Non lo considero un lavoro, non l'ho mai considerato come un lavoro. Mi diverto, mi piace farlo. Ho sempre creduto che se mi piace davvero, se mi diverte davvero, allora piacerà anche ai bambini. Credo che siamo tutti ancora bambini dentro, facciamo solo finta di essere adulti. Non ho mai guardato a questo come lavoro. Ho fatto musica per tutta la vita, quindi continuo ancora a scrivere e comporre musica.

- E' stato un vero piacere parlare con te oggi.
- Lo stesso per me, grazie mille.
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Re: Shuki Levy

Messaggio da debussy78 »

L'intervista è recentissima, perciò l'emittente canadese lo ha contattato da poco ed è riuscito ad averlo come ospite. Possibile conferire con l'emittente e chiedere come hanno fatto ? Oppure girare a loro una serie di domande da porre a Levy in una seconda intervista ? :D

Della questione Pantera Rosa = Inspector Gadget sapevo da anni, mentre non sapevo nulla de He-Man = Mai Dire Sì :shock:
Molto interessante anche la parte sui Power Rangers (potevano mandarglielo in onda l'episodio pilota, anche se "totalmente ridicolo" :mrgreen: ) :-leggy)
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Re: Shuki Levy

Messaggio da BubbleGum TV »

ufo allarme rosso ha scritto:
BubbleGum TV ha scritto: Roberto Danova è un autore italiano in forze alla Red Bus Records che, tra il 1972 e il 1973, scrive alcuni tra i primissimi successi inglesi del duo Shuki&Aviva, tra cui "Listen To The Children", premiato dall'Unicef. Il brano viene presentato da Shuki&Aviva al Galà dell'Unicef presso il Teatro dell'Arte al Parco di Milano il 15 Ottobre 1973. L'evento viene trasmesso in Italia in differita sulla Rete Due il 23 Dicembre del 1973 alle ore 21 (breve filmato dell'agenzia Framepool, Shuki&Aviva dal minuto 1:02).
Vale la pena ricordare che lo stesso Danova è un artista sigloso dato che c'è lui dietro Robert Montecristo, pseudonimo cui è accreditata l'interpretazione di "Jo Superboy" che fu abbinata a partire dal 1980 alla riedizione, trasmessa dalle tv private, delle serie in "Supermarionation" di Gerry Anderson "Thunderbirds", "Stingray" e "Joe 90" viste in precedenza sulla Rai con le sigle originali.
Roberto Danova era un grande amico di Alberto Testa, fu Testa a scoprilo e a lanciare la sua carriera musicale come lo stesso Danova ricorda in questo video:



Danova chiese ad Alberto Testa di tradurre in italiano alcuni dei successi di Shuki&Aviva, fu probabilmente in questa circostanza che Shuki Levy incontrò per la prima volta Testa con il quale collaborerà per gli adattamenti italiani di molte sigle televisive. Non saprei dire quante e quali canzoni del duo Shuki&Aviva vennero effettivamente adatatte in italiano. Queste canzoni, alla fine rimaste inedite, dovevano essere inserite nell'album antologico di Shuki&Aviva pubblicato nel 1974 dalla EMI in tre diverse lingue (ovvero inglese, francese e spagnolo, rispettivamente con i titoli "The Very Best Of Shuki & Aviva", "Les Plus Grands Succès De Shuki & Aviva" e "Los Exitos De Shuki Y Aviva"). Il 1974 fu l'anno del boom di Shuki&Aviva, in cui i due iniziarono tra l'altro un tour in giro per il mondo con diverse esibizioni dal vivo e varie apparizioni televisive, per questo non ebbero mai il tempo per incidere questi brani in italiano.
Tempo fa ebbi modo di fare qualche domanda a Shuki Levy, e lui mi parlò di Robarto Danova come di un tipo divertente, scherzoso, con cui lavorò a stretto contatto durante gli anni in cui il duo Shuki&Aviva era sotto contratto con la londinese Red Bus Records (quindi primi anni settanta). Poi le loro strade si sono divise, quando il duo si sciolse e Shuki emigrò negli Stati Uniti (nel 1976). Invece i contatti tra Danova e Alberto Testa sono rimasti duraturi nel tempo, cioè fino a poco prima della scoparsa di Testa che, come Danova ricorda nel video in alto, scrisse il brano "Libertà Siamo Noi" prodotto da Danova per il giovane tenore Leroy Vickers.
Rimanendo sempre in tema di sigle televisive, ricordo inoltre che Roberto Danova, che ha compiuto ottant'anni la scorsa estate, è stato inoltre il produttore di Nancy Nova, l'artista inglese che venne scelta da Alberto Testa per interpretare la sigla di apertura della seconda stagione del programma televisivo di "Non Stop" nel 1978, di cui lo stesso Alberto Testa era co-autore televisivo.
Shuki mi disse anche di ricordare la sua performance dal vivo a Milano con Aviva Paz, quando cantò il brano "Listen" di Danova premiato dall'Unicef (Danova era tuttavia assente a quell'evento ma è lui che conserva oggi il premio nel suo ufficio). Una performance che Shuki definì "elettrizzante" in quanto si esibiva dal vivo per un "grande evento" che venne trasmesso da molte televisioni in tutto il mondo. Quella inoltre fu la sua prima volta a Milano. Ovviamente non mancarono parole di grande stima di Shuki per Alberto Testa, che definì un paroliere molto talentuoso e di cui amava la musicalità dei testi e quanto bene si amalgamavano con la melodia delle sue canzoni.
Phantom Dusclops'92
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Re: Shuki Levy

Messaggio da Phantom Dusclops'92 »

https://www.change.org/p/haim-saban-rel ... n-s-bioman
Qua c'è una petizione per far uscire il pilot dei Power Rangers diretto da Levi se può interessare.
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Re: Shuki Levy

Messaggio da BubbleGum TV »

Ripercorriamo le tappe principali della carriera di Shuki Levy prima che diventasse famoso come compositore di sigle televisive - Quarta ed Ultima Parte.

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L'etichetta Saban Records (inizialmente denominata HS Records) è stata fondata nel 1977 in un ufficio di una dozzina di metri quatri affittato da Haim Saban in Avenue Roosevelt a Parigi. L'attività produttiva di Haim Saban negli Stati Uniti inizia a partire dal 1980, anno in cui viene acquistato con un investimento iniziale di 150.000 dollari (pari a circa 490.000 dollari odierni) il Sound Connection Studio, precedentemente appartenuto a George Tobin e denominato Studio Sound Recorders.

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Nell'ala destra di questo edificio (quarta porta) era ubicato il Sound Connection Studio.

Tra il 1980 ed il 1994 le attività produttive negli Stati Uniti di Haim Saban erano ubicate in un'unica sede su Ventura Boulevard a Studio City, Los Angeles, che ospitava il suo ufficio e lo studio di registrazione dove tutte le sigle sono state registrate per circa 10 anni, ovvero fino a quando il suo quartier generale venne trasferito nella nuova sede di Burbank contestualmente alla fondazione della Saban Entertainment. Inizialmente le sigle erano registrate con l'utilizzo di sintetizzatori e pochi strumenti musicali, attraverso un registratore a nastro Ampex ATR 100. La strumentazione disponibile presso il Sound Connection Studio includeva, tra le altre, le seguenti macchine:

- Emulator E1 (campionatore digitale a tastiera a 8 Bit prodotto da E-mu Systems);
- LinnDrum (drum machine dotata di una libreria di 15 campioni di suoni di batteria a 8 Bit prodotta da Linn Electronics);
- Solina (noto anche come String Ensemble, sintetizzatore analogico multiorchestrale con suoni di strumenti a corda prodotto da ARP Instruments);
- Prophet-5 (sintetizzatore analogico prodotto da Sequential Circuits);
- Odyssey (sintetizzatore analogico prodotto da ARP Instruments).

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Shuki Levy e Haim Saban con i vertici della EMI Music (1984): Lester Sill (davanti), Jack Rosner (a sinistra) e Vince Perrone (a destra).

Sebbene Haim Saban venga sempre accreditato come co-autore in tutte le sigle televisive Saban Records (in alcuni casi anche con lo pseudonimo "Kussa Mahchi" che letteralmente significa "Zucchine Ripiene", una ricetta molto diffusa in Medio Oriente), egli si limitò unicamente a curare la gestione economico-finanziaria della Saban Records. Egli godeva tuttavia di piena discrezionalità sulla produzione delle sigle televisive, ed essendo spesso presente in sala di registrazione, poteva anche influenzare la composizione finale prima della messa in onda ed eventuale pubblicazione da parte di varie etichette discografiche internazionali su licenza della Saban Records.
La parte creativa relativa alla produzione delle sigle viene affidata alle mani del suo socio in affari Shuki Levy, che fino al 1982 viene affiancato nell'attività di produzione, composizione, stesura dei testi ed interpretazione dal cantautore cileno Memo Aguirre.

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Deborah Shelton, Noam Kaniel e Shuki Levy nell'ufficio di Haim Saban (1980).

Tra i collaboratori di Shuki Levy figurano anche la sua ex-moglie Deborah Shelton (per la scrittura dei testi in lingua inglese), Noam Kaniel (scelto spesso come interprete delle versioni francesi ed inglesi delle sigle TV), oltre a vari autori impiegati per l'adattamento delle versioni internazionali delle sigle destinate non solo all'Italia ma anche a altri paesi europei, arabi, sudamericani e il Canada. A questi va aggiunto infine il personale tecnico (strumentisti, ingegneri del suono) assunto presso il Sound Connection Studio.
Il compenso per i collaboratori fissi della Saban Records consisteva in un regolare stipendio, mentre i collaboratori saltuari (per esempio interpreti, adattatori) venivano pagati da Saban con un modesto compenso prestabilito in base al carico di lavoro (a forfait), rimanendo nella maggior parte dei casi ignari dell'uso ed eventuale profitto derivante dalle loro prestazioni. Tutti i contratti di lavoro offerti dalla Saban Records erano infatti "for hire", ovvero su commissione, e chi produceva rinunciava ad ogni titolarità e diritto su ciò che aveva prodotto, diritti che invece venivano girati ai committenti Haim Saban e Shuki Levy che quindi potevano essere considerati a norma di legge autori dell'opera.

La Saban Records si avvalse inoltre di una strategia "lucrativa" di produzione delle sigle televisive mirata a focalizzare nel tempo e massimizzare sui soli due soci in affari Haim Saban e Shuki Levy tutti i guadagni provenienti dalla vendita dei dischi e dalla trasmissione televisiva delle sigle Saban Records. Messa a punto con astuzia da Haim Saban, la strategia consisteva essenzialmente nel rifornimento gratuito alle società di produzione o distribuzione televisiva di musiche e sigle televisive finite in diverse versioni internazionali in cambio della completa rinuncia ad ogni diritto su queste ultime. In occasione della produzione di Ulisse 31, Saban si fece avanti offrendo dei soldi affinchè venissero scelte le sue sigle e conseguentemente a questa offerta (musica gratis ed in più altri soldi) la Dic scartò le sigle già realizzate dallo Studio Osmond. Anche la Ziv International accettò la sostituzione delle sigle prodotte da Mark Mercury per la trasmissione in Sud America delle serie animate nel suo catalogo. Nel 1982 Saban aveva offerto alla Harmony Gold 53.000 dollari (circa 140.000 dollari oggi) per la distribuzione in Francia e in Italia della sigla Saban Records prodotta per la serie animata "The Magical World of Gigi".

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Shuki Levy e Haim Saban durante una pausa al Sound Connection Studio (1986)

Nel 1986 la Saban Records registrava un giro d'affari pari a 10 milioni di dollari all'anno (circa 23 milioni di dollari odierni) e 36 dipendenti impiegati a tempo pieno nella realizzazione dello scoring e delle sigle televisive. A partire dalla fine degli anni '80, quando il lavoro di composizione aumentò in termini quantitativi, Saban affittò una dozzina di altri studio di registrazione e cominciò a sfruttare in modo massiccio il ghostwriting, mettendo sotto contratto autori-ombra che nei fatti erano i veri autori di tutte le sigle e musiche composte ma, essendo gli unici autori ufficialmente accreditati sui "cue sheets" i soli Haim Saban e Shuki Levy, tutti i profitti finivano unicamente nelle loro tasche. In alcuni casi i nomi degli autori venivano accreditati nei titoli di coda come arrangiatori musicali o produttori musicali, figure a cui non spetta alcun diritto d'autore e quindi non remunerate in alcun modo dall'ASCAP o dalla BMI, società di gestione del diritto d'autore in cui Haim Saban e Shuki Levy risultano oggi titolari di decine di migliaglia di opere.
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hiroshi
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Re: Shuki Levy

Messaggio da hiroshi »

:-grpwv)
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Re: Shuki Levy

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Ecco una nuova instervista a Shuki Levy trasmessa nel programma The Générique TV Show dalla radio francese VL Media. Si tratta di un'intervista che non aggiunge alcuna novità rispetto alle informazioni già note sulla sua carriera che si possono leggere approfonditamente nei vari post precedenti in questo stesso topic a lui dedicato. Tuttavia qualche aneddoto di colore e alcune sue personali opinioni rendono l'intervista complessivamente abbastanza interessante. Mi ha lasciato invece interdetto il commento di Levy su Yves Martin, cantante recentemente scomparso (l'intervista è stata pubblicata il 20 Agosto da VL Media, ma è stata certamente registrata telefonicamente più di un paio di mesi prima della pubblicazione, quindi sicuramente prima della scomparsa di Martin avvenuta lo scorso 18 Giugno), di cui non riesce a fornire un ricordo in particolare, ribaltando quello che Yves Martin aveva dichiarato in un'intervista trasmessa dalla stessa radio a proposito del clima di famiglia che si respirava in studio durante il lungo periodo in cui aveva lavorato per la Saban Records. Similmente, in un altro momento piuttosto singolare nel corso dell'intervista, Levy non riesce a ricordare il nome di Ron Wasserman. Ron Wasserman non è stato esattamente uno di passaggio alla Saban Records, è colui che ha creato ed interpretato numerose sigle e musiche famosissime non solo per i "Power Rangers" (ad esempio quelle della colonna sonora di "Sweet Valley High").
Ultima osservazione, un piccolo svarione di Levy, quando dice di aver registrato versioni giapponesi delle sue sigle, ma evidentemente qui si confonde con altri lavori da lui realizzati per il mercato discografico giapponese.
Di seguito l'intervista che ho tradotto integralmente, inserendo alcune note e riordinando alcuni passaggi in modo da renderla più organica (termine utilizzato da Shuki ben due volte nel corso di questa intervista e che riprendo qui ad hoc).
Faccio il musicista dall'età di 15 anni, ero in un gruppo pop rock in Israele (Telestar, poi Shokolada, ndt). Andavamo molto bene, crescemmo fino a diventare molto famosi, ma in quel periodo ho sempre sentito che Israele era troppo limitante per me che avevo grandi sogni. Ho lasciato questo gruppo di successo di cui facevo parte, abbiamo centrato dei numeri uno in classifica un paio di volte, siamo andati in tour in Africa, avevo successo ma ho lasciato il gruppo e me ne sono andato a Londra per seguire una carriera da compositore. Durante il primo anno a Londra lavoravo come lavapiatti in un ristorante, ma dopo iniziai a comporre e registrai una demo intitolata "Milky Ways" in un piccolo monolocale allestito a studio con un registratore a 4 tracce suonando tutti gli strumenti. In qualche modo questa demo venne scoperta dalla Warner Brothers tra tanti posti in Sudafrica, e loro volevano farla uscire quindi mi chiesero un nome per l'interprete di questa canzone e appiccicai uno pseudonimo perché non volevo mettere il mio nome. Ancora una volta non volevo una carriera da cantante ma ero più interessato a comporre per altri. Misi il nome Colombus come cantante sul disco e divenne una grande hit in Sudafrica, al primo posto per molto tempo, ancora oggi nei karaoke bar del Sudafrica cantano la canzone. Quando incontrai Aviva, una mia amica, lei sentì la canzone e decidemmo di fare insieme una versione francese della canzone che si intitolò "Bye Bye à Bientôt", fu il nostro primo successo (in Francia nel 1975; il primo successo internazionale di Shuki&Aviva è stato invece "Signorina Concertina" del 1973, ndt). Questi sono stati i miei inizi, è una lunga storia ma andò proprio così.
Quando ero a Londra a lavorare come lavapiatti in un ristorante incontrai un regista inglese (Patrick Garland, ndt) e quando seppe che venivo da Israele mi raccontò che entro un mese sarebbe partito per Israele per dirigire laggiù il musical "Hair". Mi chiese se conoscessi qualche grande talento da provinare per il musical e così gli diedi i nomi di due amici del gruppo Shokolada (Svika Pick e Gabi Shoshan, ndt). Diedi i loro nomi e gli dissi loro due sono fantastici, li devi assolutamente vedere. Lui andò in Israele e iniziò i provini, scelse i miei due amici nei ruoli principali ma rimaneva (ancora da assegnare, ndt) un terzo ruolo meno importante. Loro mi chiamarono da Israele e mi dissero perché non ritorni e ti unisci anche tu, prendilo come divertimento, ti fai una vacanza e ricominciamo di nuovo a lavorare insieme. Pensai che fosse una buona idea, ritornai e stetti lì per circa un anno, 10 mesi, e in questa occasione incontrai Aviva per la prima volta perché lei si unì al cast di "Hair".
Quando vivevo a Londra, ogni volta che avevo l'opportunità andavo a vedere i Deep Purple. Ian Gillan era un cantante incredibile. In realtà ho scoperto i Deep Purple in quanto Ian Gillan faceva la voce di Gesù nel primo album originale di "Jesus Christ Superstar", Ian era la voce di Gesù, così l'ho conosciuto. Amavo i Deep Purple e loro ebbero molta influenza nella composizione della sigla di "Jayce il Cavaliere dello Spazio" e in altre canzoni che feci.

Conoscevo Mike Brant già da quando avevo 15-16 anni, quando ero con il mio gruppo lui veniva di tanto in tanto e ci chiedeva di cantare con noi. Lo abbiamo fatto maturare musicalmente con noi sul palco, era un fantastico cantante. Lo conoscevo molto bene. Successivamente diventammo grandi star in Francia e ci siamo riagganciati. Siamo rimasti amici fino al giorno prima che morisse. Ho portato il suo feretro alle esequie in suo onore. Ero con Mike Brant la sera prima che si suicidasse, stavamo giocando a flipper in una piccola caffetteria e il giorno dopo saremmo dovuti andare insieme a comprare dei mobili per il suo nuovo appartamento. Questo la sera prima che si uccidesse, una cosa molto triste. Eravamo molto uniti, Shuki&Aviva e Mike Brant, abbiamo fatto molti tour insieme in Francia e in Europa, per questo abbiamo trascorso molto tempo insieme, che peccato, una storia molto triste.
In questo periodo (1975, ndt) incontrammo Haim Saban anche se io lo conoscevo già da quando ero in un gruppo rock in Israele. Quando eravamo adolescenti lui era in un altro gruppo (Lions of Judah, ndt) e suonavamo spesso negli stessi club. Eravamo buoni amici quando eravamo molto giovani. Quando Shuki&Aviva cominciarono ad avere successo in Francia, lui mi venne a far visita. Parlava molto bene in francese perché è nato in Egitto e in Egitto parlavano francese, quindi gli proposi di diventare il nostro manager e gradì l'idea. Lui mi fece ascoltare anche alcuni dischi di un giovane ragazzo di nome Noam che faceva il cantante in Israele. Decidemmo di iniziare a lavorare insieme e così iniziò la nostra collaborazione, siamo stati soci per più di 35 anni.

La prima cosa che mi viene in mente e che sento nel mio cuore nel ricordare Jacques Cardona è che mi ha fatto dispiacere molto che sia morto così giovane. Volevo bene a quell'uomo, volevo bene a Cardona e a tutto il personale di studio che lavorava con noi a Tolosa. Il motivo per cui scelsi Tolosa è perché mi sentivo molto più a casa lì che a Parigi, così registrai tutte le canzoni di Shuki&Aviva a Tolosa. Jacques Cardona era come una famiglia in quel periodo, (lo Studio Condorcet, ndt) un grande posto per la creatività, c'erano tante persone creative ed appassionate. E' stato un fantastico periodo per me, il periodo a Tolosa.
Con Yves Martin anche se non abbiamo avuto un rapporto duraturo, abbiamo lavorato insieme e mi piaceva molto. Ho sempre pensato che Yves Martin fosse molto talentuoso, ma non ho alcun specifico ricordo di rapporto d'amicizia di cui parlare, ma mi piaceva tanto.

Ricordo molto bene lo pseudonimo Robin Mannix, venne fuori quando composi la canzone intitolata "Sad", in Francia era "Seul". Qunado composi la canzone sentii che qualcuno con un nome importante l'avrebbe cantata, era una canzone con un grande potenziale. Non volevo apporre il mio nome perché eravamo famosi in quel periodo come Shuki&Aviva e non volevo che Shuki&Aviva potessero influenzare il destino di questa canzone. Non scelsi io il nome, fu scelto da qualcun altro, non ricordo da chi, forse da Haim, ma non sono sicuro, ma ricordo Robin Mannix. Poi neanche a dirlo, quando la canzone uscì, Andy Williams, una star americana molto importante, registrò la versione inglese e andò molto bene.

Come era accaduto precedentemente in Israele, quando Shuki&Aviva arrivarono ad un punto in cui non ero più felice di andare in giro ad esibirmi (non fa parte della mia vera personalità, sono felice quando sono in studio, dietro il palcoscenico a creare e scrivere canzoni), dopo anni di Shuki&Aviva in tournée, raggiunto il successo in Giappone, Germania e altri posti, dopo tanto viaggiare, mi stancai di questo. Avevo ancora grandi sogni per fare cose più grandi e decisi di lasciare Shuki&Aviva.
Venni a Los Angeles non sapendo cosa avrei combinato qui. In qualche modo incontrai Jean Chalopin e parlammo di musica per i cartoni animati, lui stava producendo "Ispettore Gadget". Mi chiese se volessi provare a fare la sua sigla e io dissi perché no, sarà divertente, e così feci la sigla di "Ispettore Gadget". Da quel momento improvvisamente ogni studio di animazione di Los Angeles chiamava Haim Saban e me per fare le sigle perché per loro era una nuova fonte di guadagno, prima di allora le sigle dei cartoni non vendevano dischi, erano solo delle sigle TV. Ma quando demmo il via alla nostra maniera di creare sigle TV, cominciammo a vendere molti dischi e gli studios erano felici per il loro guadagno extra e quindi tutti i cartoni e telefilm di prime time come "Dallas", "Vegas", "Starsky & Hutch" arrivarono tutti da noi per cambiargli la musica. Haim e io diventammo come una fabbrica di sigle TV.

Assolutamente (c'è somiglianza tra la sigla di "Esteban e le Misteriose Città d'Oro" e la canzone "Je T'aime Un Peu Trop" di Shuki&Aviva), credo perché entrambe vengono dallo stesso compositore!
Se si ascoltano tutti i successi dei primi anni '70 ci sono rock and roll, rock e pop ma anche canzoni con grandi orchestrazioni e arragiamenti. Io pensavo dentro di me, se vengo in un altro paese e cerco di comporre o registrare musica nel loro stile non avranno bisogno di me, ci saranno compositori migliori di me in ogni paese. Quindi ho sempre sentito il bisogno di dover venir fuori con qualcosa di diverso e che fosse molto organico con me. Io vengo dal Medio Oriente, mi piace la musica greca e la musica dei latini sudamericani, quindi tutte queste sono influenze nelle mie composizioni.
Nella composizione della sigla di "Esteban e le Misteriose Città d'Oro" ebbi questa ispirazione che Chalopin, Bernard, tutti apprezzarono e volevano che non venisse persa nella colonna sonora della serie. Discutemmo del fatto che io avrei dovuto creare una library con questa musica che avesse esattamente la stessa energia (della sigla). Non ricordo concretamente la sessione di registrazione, cosa facemmo di diverso o no, so che io ho suonato la maggior parte degli strumenti che si sentono nella sigla di "Esteban e le Misteriose Città d'Oro". Per la colonna sonora ho suonato la maggior parte tutto io, come la tasiera, le batterie, e via dicendo per personalizzarla ancora di più.
Bernard Deyriés (Dic Entertainment, ndt) è una delle mie persone preferite di sempre. Ci siamo trovati molto bene dal primo momento che ci siamo incontrati, lavorava con Chalopin ma era più addentro al settore creativo, ci si capiva l'un l'altro, ho trascorso un periodo grandioso a lavorare con lui. La stessa cosa dovrei dire di Bruno Bianchi.

Credo che quella di "He-Man e i Dominatori dell'Universo" sia stata propriamente la prima grande sigla che io abbia registrato. E' stato un po' difficoltoso all'inizio in quanto Lou Scheimer e tutti i suoi collaboratori avevano uno stile musicale molto specifico. Come ogni altro studio di animazione in quel periodo, il loro stile musicale era un po' di tipo classico con grandi orchestrazioni, orchestra d'archi e simili. Lou Scheimer ed io diventammo amici molto stretti, diventammo molto amici con sua figlia Erika e sua moglie, trascorremmo molto tempo insieme a casa sua e a casa mia. Lou Scheimer era una persona molto buona, per cui inizialmente quando seppe che io avrei registrato una demo per la sigla di "He-Man e i Dominatori dell'Universo" penso che lui assegnò a me la sigla perché era un brav'uomo, per essere onesti non penso che credesse che io fossi in grado di fare qualcosa che a lui potesse piacere. Questa è la verità, ne parlavo proprio con qualcuno qualche giorno fa. Ma andai e composi la sigla, e la registrai. Ricordo che Haim Saban ed io ci recammo nel loro ufficio per fargli sentire la sigla, tutti erano lì, Erika, tutti i registi, Lou Scheimer, tutti, ed ebbi lo stesso presentimento che tutti sarebbero stati carini perché gli piacevo, che l'avrebbero ascoltata ed avrebbero detto qualcosa di cortese. Ma quando schiacciammo il tasto play e la sigla iniziò a suonare, rimasero tutti esterefatti del tipo "oh caspita!" e mi chiesero puoi fare anche la sigla per "She-Ra la Principessa del Potere" ed io dissi sì, posso farla.

Quando componevo le sigle TV in quel periodo partivamo con una versione inglese che era la versione originale, poi registravamo una versione spagnola, una francese e qualche volta una giapponese. Quindi andavo in cerca di talenti e chiunque fosse nei paraggi che fosse bravo ci lavoravo insieme. Inoltre quando inzio a lavorare con qualcuno e mi trovo bene non vado a cercare altre persone, rimango con la stessa persona.
Sebbene fossi molto occupato con tutte quelle sigle, di tanto in tanto ci si fermava in studio e se come per scherzo tra di noi saltava fuori un'idea si decideva di registrare ma così per divertimento, senza una vera intenzione di farne qualcosa.
Non c'è una ricetta segreta, (la musica per i cartoons) è un'espressione di come sono, penso come un bambino, nel mio mondo immaginario sono sempre rimasto bambino. Anche da ragazzino ero sempre molto chiuso, un sognatore, stavo sempre a sognare le cose che avrei voluto fare. Sento che se compongo qualcosa che mi piace e diverte fare, allora ai bambini piacerà perché è genuino e parte del mio essere. Non cerco di costruire una canzone che sia qualcosa di fatto ad arte per essere orecchiabile. Vado solo con ciò che sento e mi piace, se mi diverte allora divertirà anche qualcunaltro, è semplicemente così. Se dovessi scegliere tra il successo di Shuki&Aviva e il successo delle sigle per bambini, sceglierei il successo delle sigle TV perché la risposta che hai dai bambini è una risposta vera, reale, i bambini non hanno politica nella loro mente, se a loro piace qualcosa gli piace e basta. Il fatto che a molti bambini intorno al mondo piaccia quella musica, ecco ti farò un esempio. Ero a Sydney in Australia per la produzione del primo film dei "Power Rangers" con la Twenty Century Fox. Arrivammo nel centro di Sydney per girare una scena vicino ad un parco, poi facemmo una pausa pranzo e andai a fare una camminata nel parco. Passai accanto a un gruppo di bambini che giocavano in una sabbionaia, proprio in quel momento uno di loro iniziò a cantare la sigla di "Ispettore Gadget". Mi fermai ad ascoltare e pensai tra me stesso questo è un momento magico per me , perché questi bambini non sanno che questa musica viene da me e io gli sto passando proprio accanto. Il fatto che sia rimasta impressa in così tanti bambini a così grande distanza da dove vivevo è stato molto emozionante per me.
Ho sempre detto che si deve rispettare l'opinione dei bambini piccoli, in quanto anche se sono piccoli il loro "sistema" registra tutto per tutto il tempo, ogni cosa che vedono e ascoltano nell'ambiente intorno a loro, questo li fa diventare persone specialmente in giovane età. Quindi quando sono in macchina con i genitori e i genitori ascoltano musica pop, loro la ascoltano e poi se tu gli proponi stupide canzoncine create per bambini piccoli cercando di essere lezioso loro sanno distinguere cosa sia reale e cosa no. Ho sempre creduto che si deve rispettare i bambini piccoli per le loro opinioni e trattarli come persone.

Ho sempro avuto molti sogni, e tra i miei sogni non c'era solo quello di fare il compositore in quanto ho sempre sognato di fare qualcosa per il cinema, mi è sempre piaciuta l'idea di scrivere storie e perché no dirigere un film, è stato sempre uno dei miei sogni al tempo. Quando inizialmente decidemmo di fare il pilot per la TV dei "Power Rangers", scrissi il pilot originale e poi lo diressi e fu la prima volta che andai su un set con le cineprese e la crew, non avevo mai diretto nulla prima nella mia vita. Sapevo solo che volevo provare, così diressi il pilot e poi ci volle qualcosa come sei mesi a Haim Saban per piazzarlo perché nessuno voleva i "Power Rangers", tutti pensavano fossero molto stupidi. Fu quindi un'evoluzione, mi è sempre piaciuto evolvere, oggi faccio cose che non ho mai fatto prima, ma è divertente, mi piacciono le sfide e non starmene comodo a fare cose che so fare bene. Durante i primi anni dei "Power Rangers" lavoravo per molte ore perché scrivevo molti degli episodi, dirigevo molti degli episodi, leggevo ogni script di ogni episodio e prendevo note, ero sul set ogni giorno alle 6 del mattino, c'era tanto da fare, poi iniziammo un altro show nello stesso periodo. Sì, ero molto occupato.

Ero in studio con Haim Saban e stavamo parlando con ... qual è il suo nome, ho dimenticato di colpo il suo nome, sì il compositore che è stato accreditato per i "Power Rangers" (Ron Wasserman, ndt), ad ogni modo questo è esattamente quello che è successo. Eravamo lì e stavamo parlando di che tipo di sigla volevamo e Haim disse c'è bisogno di qualcosa tipo "Go Gadget, Go!", e così venne fuori "Go Go Power Rangers!". Così è come è nata, poi ho lasciato il progetto all'altro musicista che è co-compositore nei crediti con noi, ho dimenticato il suo nome, lui ha completato, lui ha prodotto la canzone completa.
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Re: Shuki Levy

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Shuki Levy ha partecipato lo scorso 29 Aprile ad una teleconferenza sul tema della musica intitolata "The Genius of... Music", orgnizzata dalla Fondazione "Genius 100". Ho tradotto di seguito le sue dichiarazioni rimuovendo alcuni passaggi rindondanti del suo intervento e riordinandone altri in modo da renderlo più scorrevole e fruibile. Shuki Levy parla del suo approccio verso la musica e come inizia a comporre un nuovo brano. Sottolinea la necessità di essere autentici e genuini nel comporre, se si vuole creare qualcosa che otterrà un successo non effimero. Come Paul McCartney, uno dei suoi idoli, dice di non sapere né leggere né scrivere la musica, ma di saper suonare ogni parte da lui composta per un determinato strumento, e che questo avviene per lui in modo naturale. La sua vita è caratterizzata dalla musica, c'è come una colonna sonora che suona costantemente a scandire i vari momenti della giornata. La frase più bella che ha pronunciato e che mi è rimasta impressa è questa: "I don't sit and search for the soul in anything, but I feel it when it's there.".


Penso che la musica sia un linguaggio, un linguaggio dell'anima, un linguaggio universale che ogni essere umano può comprendere.
Se un compositore crea un nuovo brano musicale che proviene veramente dal suo cuore, le stesse sensazioni che egli ha sentito saranno provate in tutto il mondo da altre persone, senza che loro sappiano nemmeno che aspetto lui abbia.
L'energia che si sprigiona attiva ed ha effetti su un tipo simile di energia positiva che ti torna indietro. Con il pubblico dal vivo è quasi come un karma istantaneo, la ricevi immediatamente e carica tutte le persone presenti, come un'onda di energia che gira intorno.
Al contrario, se un compositore crea come un robot, potrebbe venir fuori un brano super commerciale, un successo istantaneo in tutto il mondo, ma che non durerà a lungo. Quando emozioni qualcuno con un trucco, gli stai dicendo ti sto raggirando con qualcosa che non è autentico fingendo però che lo sia. La musica è, come ho detto prima, un linguaggio dell'anima. Non credo che l'anima possa mai essere falsificata, forse ci si può andare vicino, ma dubito che ci si possa riuscire perché l'anima non è una macchina.
La differenza sta anche nel modo in cui le persone reagiranno a quello che stai facendo: se metti nel computer un groove di batteria di due battute e poi questo porta il computer a creare un loop che lo ripete per sette o otto minuti, potrebbe suonare alla grande e la gente ballerà, ma dov'è l'energia? Solo nelle prime due battute, e poi il resto è stato semplicemente ripetuto in automatico? Credo che in quel tipo di produzioni manchi l'anima. Non lascio che la tecnologia alteri ogni aspetto. Non mi siedo e cerco l'anima in ogni cosa, ma la sento quando è lì.

Nella maggior parte dei casi compongo musica perché la sento già, comincio a sentire la musica, quindi qualunque strumento sia vicino a me lo prendo e comincio a lavorarci su, ma mai con foga in realtà. A volte sento qualcosa che mi piace e di proposito non la registro nemmeno sul mio iPhone. Dico a me stesso, questo suona davvero bene, ho bisogno di pensarci sù, è davvero mio o l'ho copiato qualcuno? Ci devo pensare, e domani lavorerò su di esso, e se il giorno dopo l'avrò dimenticato significa che non era abbastanza buono.
Non sono affatto un grande musicista, non sono in grado di sedermi e suonarti una canzone di Frank Sinatra, posso provarci quando sono da solo ma è meglio che tu non la senta. Suono la mia musica molto bene, perché bene o male posso riversare sullo strumento ciò che sto sentendo.
Per me non esiste la nota giusta, conta come ogni nota mi fa sentire. Sono arrivato a registrare e fare gli arrangiamenti per 120 musicisti della Moscow Symphony Orchestra per un album. Ho passato un paio di mesi laggiù a registrarlo, ma è stato tutto tradotto in musica da un direttore d'orchestra che ha realmente trascritto le note perché non so leggere né scrivere musica, ma sono in grado di suonare ogni strumento. Il mio direttore d'orchestra mi chiedeva come facessi a sapere quale fosse il limite massimo per la tromba, gli rispondevo non ho idea di cosa stai parlando, prendo semplicemente nota di quello che sento e ciò avviene in linea con ciò di cui parli.

Ho iniziato a suonare la chitarra grazie ai Beatles, ho imparato da solo a suonare la chitarra in modo da poter imparare gli accordi di ogni loro canzone. Sono rimasti i miei idoli nel corso degli anni, ancora oggi Paul McCartney ha una grande influenza. Anche Paul McCartney, come detto di me prima, non sa leggere né scrivere musica, è incredibile!
La musica di Leonard Bernstein in "West Side Story" è una delle mie preferite. Ascolto di tutto, sono un uomo molto fortunato ad avere tre figlie di tre generazioni diverse e io stesso mi diverto con ogni tipo di musica. C'è molta musica non solo nei miei sogni, ma anche quando sono sveglio, è quasi come una colonna sonora che suona costantemente. C'è una colonna sonora per ogni momento, qualcuna è come nei film comici e qualcuna come nei film drammatici, altre sono un po' tristi ma per lo più sono molto allegre. Di tanto in tanto, se c'è qualcosa che mi tocca davvero mi fermo a chiedermi cosa sia, e provo a trovarla al pianoforte perché è qualcosa che sento di dover sviluppare.
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